Percorsi di volontariato: Alessandro punta sullo sport

Percorsi di volontariato: Alessandro punta sullo sport

Alessandro Z., uno dei 500 Generatori di buone pratiche, pensa che lo sport sia il modo migliore per far appassionare i ragazzi al volontariato e per permettere loro di socializzare. 

Secondo me, oggi, ai ragazzi non interessa il volontariato. Infatti, spesso preferiscono uscire con gli amici, conoscere nuove ragazze/i, stare per conto proprio evitando la socializzazione. Per far apprezzare il valore del volontariato ai ragazzi, secondo me si potrebbero inserire le attività che tanto interessano i giovani, in quest’ambito. I ragazzi, ad esempio, soprattutto nella fascia tra i 16-18 anni, hanno molta voglia di conoscere persone della loro età; si potrebbero creare quindi momenti ricreativi, nell’attività effettiva di volontariato, che permettano loro di stringere amicizie. Inoltre, nel caso di una suddivisione in gruppi, si potrebbe dare il consenso ad ogni ragazzo di esprimere, in modo anonimo, la sua preferenza con chi stare nel suo gruppo, di modo che poi si senta più a suo agio e stimolato a partecipare. Il settore su cui si potrebbe maggiormente far leva, data spesso la carenza nei ragazzi e dato che è quello che più risente della tecnologia, è quello dello sport: non basta la semplice organizzazione di raduni sportivi, ma si dovrebbe creare un “circolo” di sportivi di varie discipline che consentano ai ragazzi di poter frequentare con continuità lo sport che li appassiona. Ci si potrebbe avvalere anche di istruttori professionali, ma comunque questi centri dovrebbero essere organizzati dai volontari. Così si avrebbe una maggiore diffusione dello sport e si darebbe l’opportunità di praticarlo anche a chi non può permetterselo. Si potrebbero raccogliere alcuni ragazzi che praticano gli sport più comuni e si mettono a “capo” di questi circoli. Si sparge la voce della creazione di questi circoli e, man mano che le iscrizioni arrivano, si cercano altri ragazzi o degli stessi sport (per arricchire le conoscenze che potrebbero mettere a disposizione) o di nuovi sport (per offrire un ventaglio più ampio di scelte). Ciò farà crescere la fama dell’associazione, creando così un circolo virtuoso del passaparola(più fama, più iscritti, ancora più fama, ancora più iscritti…), e renderà credibile l’associazione. I servizi offerti sarebbero gratuiti. Oltre ai classici raduni di sport, si potrebbe offrire: 

  • un corso di personal training “teorico”, con rilascio di un attestato al termine. Gli insegnamenti sarebbero impartiti da volontari con esperienza sul campo, che offrano le sue conoscenze in modo gratuito e che sarebbero disposti a continuare nel tempo; 
  • tornei o seminari di parasport, dove si fanno giocare le varie discipline ai disabili, o dove si vanno a spiegare da istruttori professionisti come applicare i vari concetti del personal training nell’ambito della disabilità e non, aprendo varie opportunità a coloro che vorrebbero approcciarsi a questa carriera ma, a causa delle loro disabilità, non possono permetterselo.