Percorsi di volontariato: le riflessioni di Benedetto sulla sua etica preferita, l'etica del dono

Percorsi di volontariato: le riflessioni di Benedetto sulla sua etica preferita, l’etica del dono

Benedetto F. è uno dei 500 giovani studenti che hanno portato a termine il Progetto Generatori. Nel suo tema fa alcune riflessioni importanti sul volontariato e sull’etica del dono. 

Con il termine volontariato si intende quell’insieme di attività, svolte per libera scelta e gratuitamente, finalizzate a obiettivi sociali e culturali in favore degli altri e/o della collettività. I tre elementi tradizionalmente considerati a fondamento del volontariato sono dunque: spontaneità della scelta, gratuità delle prestazioni, beneficio arrecato ad altri. Il volontariato è una scelta personale che ha le sue radici nella morale, nella visione della vita, nel desiderio di arricchire il mondo relazionale di ogni singola persona. Ma, nell’insieme, queste scelte hanno un rilevante impatto sull’organizzazione e sul funzionamento della società. Per questa ragione sono oggetto di studio da parte di sociologi ed economisti, e non solo di teologi, moralisti e psicologi. La presenza e l’azione del volontariato contribuiscono infatti, e in modo determinante, alla generazione di quell’insieme di relazioni, valori, comportamenti, conoscenze, attività associative designato con l’espressione ‘capitale sociale’ (social capital), il quale è ormai diventato la vera risorsa scarsa nelle società avanzate (per una storia e definizione del concetto di capitale sociale, v. Putnam, 2002). Presenze e azioni come quelle del volontariato sociale, culturale e civico rappresentano, insieme ad altre, antidoti contro gli eccessi di individualismo, competizione, isolamento, egoismo che i nostri meccanismi di gestione e selezione economica comportano.
“I volontari sono esseri liberi in grado di adoperare le proprie abilità e capacità per un bene altrui.”
Questo aforisma rispecchiano perfettamente il mio pensiero sul volontariato
Da quanto abbiamo detto finora si ricava l’esigenza che il volontario viva la propria esperienza in modo coerente con i valori e i principi che fondano l’agire volontario. Un tale agire assume inevitabilmente una connotazione etica, in quanto si lascia guidare e valutare da un complesso di norme che traggono la loro legittimità dalla razionalità umana. Quali sono le regole morali del volontario? Si muove solo sotto l’impulso del buon cuore, attratto dal sentimento della compassione, sostenuto dalla naturale generosità? E’ indubbio che queste componenti influiscono nel comportamento che apre alla disponibilità verso chi ha bisogno. Ma bisogna aggiungere anche altre caratteristiche.
Questa è la mia etica preferita. Etica del dono. Se la gratuità è il segno distintivo di ogni volontario, il dono è la qualifica morale della sua azione. Il volontario dona il suo tempo, le sue competenze professionali, le sue attitudini umane e relazionali, senza alcuna aspettativa di ricompensa e di pagamento diretto o indiretto. Così attraverso il dono di sè la persona realizza se stessa al di fuori della logica di mercato e di profitto economico. Esclude altresì qualsiasi logica di proselitismo e di paternalismo, ma mira alla crescita umana e sociale dei destinatari, al ricupero della loro autonomia e autosufficienza personale, là dove è possibile, in ogni caso al potenziamento dello loro libertà interiore.