Percorsi di volontariato: per Lorenzo sono importanti i centri di aggregazione giovanile

Percorsi di volontariato: per Lorenzo sono importanti i centri di aggregazione giovanile

Per Lorenzo M., uno dei 500 giovani generatori di buone pratiche, per fare esperienze di volontariato sono importanti i centri di aggregazione giovanile. 

Le esperienze personali sono il punto di partenza per la mia idea di volontariato: dare più importanza ai centri di aggregazione giovanili, in modo tale da garantire un maggior scambio di idee tra ragazzi della stessa fascia di età (14-19 anni) che hanno affrontato, o stanno affrontando, esperienze simili.
Durante l’adolescenza, si pensa di essere soli: questo periodo di cambiamento psicofisico viene visto come una montagna insormontabile, che fa soffrire e provare tristezza, perché non si sa come rapportarsi ad esso e ci si trova troppo lontani sia dal mondo dei “bambini” che da quello degli “adulti”. Molti si rifiutano di chiedere aiuto, perché potrebbero essere giudicati erroneamente dagli altri come deboli. È per questo che ritengo molto importante il dialogo tra coetanei e la comunicazione attiva, scambiandosi esperienze comuni: non si deve mai pensare di essere soli o un peso, perché ci sarà sempre qualcuno che combatte o ha combattuto le nostre stesse battaglie. Nella mia esperienza personale ho potuto aiutare persone che hanno avuto le mie stesse difficoltà, riuscendo a far capire loro quanto sia importante il confronto con gli altri.
I centri di aggregazione giovanile devono rappresentare quindi l’opportunità che viene data ai giovani per “sperimentare il gioco della vita”, parlare delle proprie esperienze e fare domande che spesso vengono giudicate troppo imbarazzanti per essere poste agli adulti. I luoghi di incontro non sarebbero però soltanto un modo per trovare un “orecchio amico” o una mano tesa in aiuto, ma anche centri dove esprimere la propria personalità e collaborare con gli altri attraverso progetti riguardanti la musica, la letteratura, il teatro, il cinema…
Oggigiorno, i ragazzi stigmatizzano la lettura, ritenendola noiosa perché gli è sempre stato insegnato che leggere è importante, che devono farlo per acculturarsi, e a nessuno piace sentirsi dire cosa bisogna fare o non fare. Hanno quindi rivolto la loro attenzione verso la musica e il cinema, modi per esprimere loro stessi.
Ritengo che i progetti proposti non siano inconciliabili: chiunque si può dedicare alla lettura, al teatro, alla musica… se è stimolata, accompagnata nell’esperienza e trova ciò che veramente le interessa. Sarebbe quindi un modo per permettere ai giovani di conoscere le commedie di Goldoni, ad esempio, ma anche il punk inglese degli anni ‘70 e i libri di Italo Calvino, approcciandosi all’adolescenza come periodo della vita di grandi cambiamenti in cui possono capire ciò che veramente apprezzano e a cui si vogliono dedicare, vivendo questo tempo con più leggerezza, trovando nei centri di aggregazione un’importante opportunità per farlo. Ritengo sia molto importante dare largo spazio ai giovani, senza pressarli o criticarli per i loro usi o costumi, ma aiutandoli e guidandoli, perché sono loro il futuro della nostra società.